L'autobiografia di Giuliano di Sansevero

L'autobiografia di Giuliano di Sansevero

La storia si svolge fra il 1903 e il 1957, attraversa luoghi e città italiane ed europee in un vasto arco di tempo che va dagli inizi del Novecento agli anni del secondo dopoguerra e, attraverso le vicende del suo protagonista – il nobile Giuliano di Sansevero – giunge a restituire un affresco grandioso di epoche, luoghi, persone e avvenimenti della grande storia e della cronaca quotidiana. Accanto al quadro storico di un cinquantennio decisivo per l’Italia e l’Europa, l’autore descrive il percorso di maturazione psicologica, umana e culturale del suo protagonista, le sue esperienze e l’influenza esercitata su di lui dagli innumerevoli personaggi secondari che popolano le pagine. L’opera fu concepita in cinque sezioni, a partire dall’infanzia e giovinezza del protagonista, il quale, in crisi di identità, si distacca dalla famiglia per tentare di ricostruire la propria esistenza in armonia con se stesso e con gli altri, per giungere verso la fine della propria vita con la riconquista della verità e della libertà, inutilmente inseguite per anni. Come dichiarò più volte Giovene, l’Autobiografia – che egli suddivise in cinque parti – non voleva riflettere la vita reale dell’autore ma quella del suo personaggio, in una sintesi immaginaria di avvenimenti che appartengono a tutti e a nessuno. Cionondimeno le vicende personali del suo autore costituirono una solida base di conoscenza diretta degli eventi narrati, riportati alla luce dalla memoria di Giuliano/Andrea in un flusso narrativo imponente, ricco e preciso nel dettaglio descrittivo e di ampio respiro nelle riflessioni umane del personaggio. Frutto di lunghi anni di lavoro, anche la storia editoriale di questa opera così complessa nello stile, nella struttura e nel contenuto contribuì alla creazione di un mito letterario: stampato prima all’estero (in Finlandia e Svezia) e poi in Italia da Rizzoli, che lo pubblicò in cinque volumi a partire dai primi due nel 1966 e proseguendo fino all’ultimo, uscito nel 1970, il libro ottenne una larghissima attenzione della stampa dell’epoca, come testimoniano recensioni e articoli firmati da critici come Carlo Bo, Giulio Nascimbeni, Corrado Stajano, Alberto Bevilacqua.

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