Soggetti precari L’ontologia sociale di Judith Butler

Soggetti precari

L’ontologia sociale di Judith Butler

Il pensiero di Judith Butler, inizialmente impostosi a livello internazionale nell’ambito dei Gender Studies, nel corso degli anni, non solo si è arricchito nel confronto con i pensatori più radicali del Novecento (Benjamin, Arendt, Foucault, Derrida, Levinas, Lacan, solo per citarne alcuni), ma si è anche misurato con la sfida che la filosofia del secolo scorso ci ha lasciato in eredità, quella di ripensare l’umanità dell’umano, sia sul piano teoretico, sia su quello etico e politico, al di là della figura del soggetto e delle sue illusorie prerogative di padronanza e autonomia. A partire dalla prospettiva della decostruzione della soggettività moderna e riattraversando per intero l’opera di Butler, emerge il concetto di “vite precarie”, attraverso il quale è possibile pensare la condizione umana di singolarità esposte, interdipendenti e vulnerabili, che chiedono riconoscimento e inclusione.

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Sobre el autor

Valentina Surace

Valentina Surace è Dottore di ricerca in “Metodologie della Filosofia” (Università di Messina) e collabora con la Cattedra di Filosofia Teoretica del Dipartimento di Civiltà Antiche e Moderne (Università di Messina). Ha studiato a Messina e Friburgo, occupandosi del pensiero tedesco del Novecento, in particolare di W. Benjamin, al quale ha dedicato un articolo: Il frammento teologico-politico di Walter Benjamin. Politica messianica come nichilismo, “Democrazia e diritto”, 3-4, 2008, e di M. Heidegger, sul quale ha pubblicato recentemente: Alienum et proprium. Ascendenze luterane nella lettura heideggeriana degli inni di Hölderlin, in AA. VV., L’evento dell’ospitalità tra etica, politica e geofilosofia. Per Caterina Resta, Mimesis, Milano 2013 e Per mortem ad vitam. La meditazione heideggeriana sulla morte nei corsi friburghesi, “Inschibboleth”, 2, 2013.

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