Il pessimo capo Manuale di resistenza per un lavoro non abbastanza smart

Il pessimo capo

Manuale di resistenza per un lavoro non abbastanza smart

Pare che in Giappone abbiano chiesto a Zoom di prevedere una disposizione gerarchica dei partecipanti ai meeting digitali, in modo da riservare ai dirigenti un posto di rilievo nella griglia dei volti. È un’ottima metafora del modo in cui il mondo del lavoro – e la leadership – non siano riusciti a adeguarsi al cambiamento in corso.
Ma il lavoro non sta cambiando ora: è sempre in evoluzione, come tutto. Grazie alla tecnologia, all’innovazione, alla consapevolezza mutata della società. Lo smart working è un lascito durevole della crisi e modificherà in profondità il nostro modo di lavorare, fare riunioni, gestire routine, fissare obiettivi, ma non è la causa unica del cambiamento. Lo siamo noi, perché il lavoro è prima di tutto un luogo di relazioni e interazioni, e la chiave per rendere un lavoro migliore, più efficace e gratificante di un altro, sta nella leadership. Un cattivo capo può intossicare un ambiente di lavoro, danneggiare i risultati e deteriorare la salute mentale delle persone. Era vero prima ed è ancora più vero oggi che lo smart working ha reso immateriali – e complesse – le nostre dinamiche quotidiane. Quanti (molti) più danni può fare allora un pessimo capo, oggi?
Domitilla Ferrari è un’esperta di marketing e di digitale – e di pessimi capi (statisticamente inevitabile, visto che ne aveva avuti già più di 20 prima dei 30 anni). In queste pagine tratteggia un utile manuale di resistenza al pessimo capo ma offre soprattutto preziosi spunti per affrontare, senza lasciarsi sopraffare, le grandi trasformazioni che il mondo (e con lui il lavoro) sta affrontando.

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À propos de l'auteur

Domitilla Ferrari

Domitilla Ferrari, docente di Comunicazione Digitale all’Università di Padova, lavora come Chief Marketing Officer a Milano, dove vive. È tra le più influenti esperte di marketing e digitale in Italia. Crede che il mondo sia piccolo e le connessioni un dono. Considerata una celebrità nel campo del networking, ne ha scritto in Due gradi e mezzo di separazione. Come il networking facilita la circolazione delle idee (e fa girare l’economia) (2014) e in Se scrivi fatti leggere. L’importanza della riconoscibilità in Rete (2015).

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