La lettera rubata
La lettera rubata

La lettera rubata

La lettera rubata è il terzo racconto poliziesco scritto da Edgar Allan Poe avente come protagonista l'investigatore improvvisato Auguste Dupin. Questo racconto, scritto per la rivista The Chamber's Journal nel 1845, fu spunto di riflessione per Sigmund Freud, per uno psicanalista sperimentale come Jacques Lacan e per il celebre filosofo francese Jacques Derrida. Il racconto è stato tradotto in francese da Charles Baudelaire come La lettre volée. Poe narra del furto di una lettera estremamente compromettente perpetrato dal ministro D ai danni di una gran dama di corte (forse la stessa regina di Francia). Monsieur G, prefetto di polizia di Parigi, conosce l’identità del ladro e sa che non si è liberato della lettera, ma, nonostante tutti gli sforzi che vanno dalla perquisizione personale a quella più che accurata dei suoi uffici e appartamenti, non riesce a recuperarla. Quando si rivolge a Auguste Dupin, l’investigatore ideato da Poe, il mistero sarà presto risolto con il recupero della lettera. Il ministro D, ben conoscendo le tecniche investigativa  della polizia, non aveva nascosto la lettera, ma non  aveva fatto altro che lasciarla in bella evidenza nel suo portacarte, avendo solo l’avvertenza di rigirarla e di sigillarla. Se avesse cercato di occultarla la polizia l’avrebbe certamente trovata, ma mai agli stessi venne in mente, proprio perché questo andava contro ai loro frame cognitivi, che fosse in bella mostra, quasi esibita. Proprio l’abbandono della tecnica investigativa classica ha permesso a Dupin di risolvere il mistero mette do in campo un’altra competenza: la capacità di mettersi dal punto di vista dell’altro. D’altra parte era la stessa cosa che era accaduto nel momento del furto: la gran dama, all’entrata del ministro D, non cercò di nasconder la lettera, la mossa avrebbe insospettito i presenti, ma si limitò a lasciarla coperta sul tavolo da dove il ministro l’aveva semplicemente presa, come se fosse cosa sua. Solo il ministro, e successivamente August Dupin, sapevano abbandonare i propri schemi mentali.

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